- Carlo Pastore
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L’anno 1982 vide la produzione di un computer che ha segnato la storia dell’informatica e che ha letteralmente invaso le abitazioni di tutto il mondo. Commodore, già colosso dell’elettronica informatica nascente, mise in produzione un computer strabiliante per l’epoca con caratteristiche audio – video mai viste in precedenza. Il Commodore 64 dotato della possibilità di muovere delle porzioni di schermo in modo indipendente con la possibilità di rilevare le collisioni (sprites hardware, sino ad 8 contemporaneamente a video, ed anche di più con artifizi software), alta risoluzione da 320 x 200 pixel, audio straordinario grazie al mitico chip SID e, non da ultimo, una buona quantità di RAM per l’epoca (64 Kbyte) vendette nel suo ciclo vitale (1982 – 1993) oltre 20 milioni di pezzi registrando un record ad oggi imbattuto.
Questo straordinario computer attirò l’attenzione di numerose software house nonché di sviluppatori indipendenti (non dimentichiamo che all’epoca anche un singolo individuo nella sua cameretta dei giochi era in grado di produrre un titolo commerciale) che produssero migliaia di titoli videoludici di valore oltre applicativi per l’ufficio e le piccole aziende. Un successo globale che comunque andava conservato rappresentando un gettito economico assai rilevante.
Il 1985 fu l’anno in cui Commodore tentò di dare un successore al Commodore 64 lanciando sul mercato il Commodore 128. Tre computer indipendenti in uno, con un Commodore 64 cui si poteva accedere dalla modalità 128 impostata in avvio ed un computer CP/M che sfruttava il processore Z80 onboard. A completamento pregevole 128 Kb di RAM onboard ed il Basic più evoluto dell’epoca su una macchina Commodore (Basic 7.0). Fu un successo? Non proprio. Perché? Di fatto la maggior parte dell’utenza impiegava il Commodore 128 in modalità 64 non avendo un parco software per gli altri due sistemi integrati adeguato. Quindi di fatto, sempre e solo Commodore 64 a dominare la scena ed a generare valore.
Dopo due anni la leadership del Commodore 64 incominciava a vacillare per la carica dei computer a 16 bit, incluso il meraviglioso Commodore Amiga. Era necessaria una idea per rivitalizzare il mercato degli 8 bit e garantire una continuità entry level al Commodore 64.
Il 1987 vide quindi la nascita dell’idea del Commodore 65. Il computer avrebbe dovuto integrare la possibilità di una modalità emulata Commodore 64 ma principalmente avrebbe dovuto aggiungere caratteristiche innovative e di spicco alla ormai senescente tecnologia del C64.
Prima cosa da fare potenziare l’hardware ma anche riscrivere il Basic date le lamentele dell’utenza riguardo lo scarno Basic 2.0 di cui era dotato il Commodore 64. Da questo punto di vista si giunse alla revisione 10 del Basic che riprendeva con numerosi ampliamenti il Basic 7.0 del Commodore 128. Nelle prime fasi del progetto si partì proprio dall’hardware del 64 modificando via via ed implementando nuove funzioni (in quella fase il prototipo era denominato Commodore 64 DX). Il processore CSG 4510 (nome in codice Victor) venne spinto a 3.54 Mhz contro il circa 1 Mhz del suo predecessore 6510 che equipaggiava il C64 e derivava direttamente dal processore CSG 4502 mai immesso sul mercato. La GPU invece era un CSG 4567 (nome in codice Bill) capace di risoluzioni anche superiori a quelle di Amiga (!!). Il collante tra i vari elementi era il DMagic, un chip custom in grado di spostare ampie porzioni di memoria e di velocizzare la produzione della grafica a video. Dal punto di vista della memoria RAM il computer era dotato nella revisione base di 128 Kbyte saldati sulla scheda madre ma con la possibilità di aumentarla sino alla dimensione strabiliante (per l’epoca) di 8 Megabyte aggiungendo una scheda di memoria celata dalla trap door sulla parte inferiore del computer emulando la soluzione scelta per la linea Amiga. Il Commodore 65 nella sua moderna ed accattivante linea includeva anche un lettore di floppy da tre pollici e mezzo. La soluzione all in one metteva l’utente nelle condizioni di caricare immediatamente programmi da un supporto ad alta velocità e buona capienza non appena il computer veniva rimosso dall’imballo di vendita. Il chip che controllava la logica del lettore floppy integrato era onboard. Era stato previsto anche un lettore floppy esterno opzionale denominato 1565 che veniva ugualmente controllato dal chip presente sulla scheda madre del Commodore 65.
Il gruppo di ingegneri coinvolti nella progettazione era purtroppo piuttosto sparuto; le personalità di spicco erano Fred Bowen che si sarebbe occupato della scrittura dell’interprete del Basic 10.0 e del bios del sistema, Victor Andrade (che dopo aver lasciato Commodore divenne il progettista della CPU Athlon di AMD), William Gardei che si occupò di progettare il processore video e Paul Lassa progettista del chip DMagic. L’esiguità dei membri del gruppo di progetto portò a numerosi ritardi nello sviluppo. Si giunse alla versione prototipo con una scheda madre revisione 2B.
Vennero quindi prodotti 205 esemplari prototipo con quella board da spedire nelle varie sedi Commodore sparse per il mondo ed agli sviluppatori software per le fasi di testing. I prototipi avevano ancora il Basic 10 incompleto (diversi token puntavano a porzioni di codice ancora non implementate e quindi restituivano a schermo un messaggio di errore), non avevano uscita video RF funzionante, non avevano i due SID attivi per il suono stereo ma uno soltanto, scaldavano eccessivamente.
Le ottimizzazioni successive portarono ad una scheda pre-release versione 5. A quel punto, quando tutto sembrava pronto, il progetto venne cancellato!
Come mai?
La previsione di immissione in commercio era Natale 1990 ma per quel caldo momento dell’anno ancora il computer non era pronto; dunque si preferì uscire con un Commodore 64 riadattato nelle sembianze di una console e denominato Commodore 64 Game System.
Questa “console” fu di fatto un fallimento clamoroso; delle 80000 prodotte ne furono vendute solo 25000. L’hardware era il medesimo del Commodore 64 standard (quindi datato 1982 ed ormai obsoleto) con delle piccole modifiche che consistevano nella rimozione della tastiera e del connettore sulla scheda madre, nel verticalizzare lo slot cartucce, nel modificare il bios per portare a schermo una animazione all’accensione che invitasse l’utente ad inserire una cartuccia gioco nell’apposito slot. I giochi disponibili inoltre avevano solo il pregio di un caricamento praticamente immediato ma non migliorie nella stragrande maggioranza dei casi.
Tornando al nostro povero Commodore 65.. il progetto venne definitivamente abbandonato nel Gennaio del 1991.
Qui molti appassionati si chiedono: aveva un senso già nel 1987 lo sviluppo di una nuova macchina 8 bit? Forse no. Ma nel caso sarebbe stato più sensato comporre con lo stesso hardware del Commodore 65 una console da gioco da proporre il Natale del 1990.